giovedì 11 gennaio 2007

Il lungo addio

La casa delle libertà tributa un lungo applauso a Silvio Berlusconi, finalmente presente in aula. E l'immagine simbolica del nuovo medioevo ventilato trentanni fa dal professor Umberto Eco. Il pamphlet del semiologo esce dunque dalla casualità cui sembrava inchiodato, una casualità psicotica di uno fissato col medioevo e che sfrutta ogni occasione per dimostrare come ce l'abbia a morte coi mass media. Questo applauso da claque, lungo e spropositato, pensato e attuato unicamente per ostare la parola al presidente del consiglio Romano Prodi, descrive il perdurare della ademocraticità della coalizione di centrodestra. Coloro che si ritengono ragionevoli in quella bolgia scomposta farebbero bene ad accelerare il processo di transizione della leadership, proprio come accadde quindici anni fa ai paesi dell'est europeo svincolatisi dal potere sovietico. Un applauso totalizzante che stava a significare: "il nostro capo è lui, noi apparteniamo a lui, non siamo niente senza di lui, moriremo con lui" (?). La libertà democratica ha fatto il suo diligente corso estromettendo Silvio Berlusconi dall'incarico di presidente del consiglio di tutti gli italiani, ma per una schiacciante maggioranza di senatori e deputati il capo resta e resterà LUI, al di là dell'esitante ma legale responso delle urne.
Così la pensano una buona porzione di italiani, impauriti dai provvedimenti del nuovo governo, nei confronti del quale continuano a mantenere riservatezza, diffidenza, rassegnato pessimismo. Parecchi prendono le sembianze di agitatori denunciando l'aumento inaccetabile delle tasse, i provvedimenti vendicativi e intimidatori nei riguardi di tassisti, farmacisti, avvocati e altre categorie legate elettoralmente alla destra. Molti di questi inopinabili agit-prop di destra sono innocenti vittime del grido di allarme terroristico e sconsiderato lanciato da Berlusconi e da altri conestabili della Cdl. La strategia del nemico alle porte, del fare terra bruciata rifiutandosi di pagare le imposte con la renitenza fiscale, nuoce specialmente alle fascie sociali che questo centrodestra fuorilegge dovrebbe tutelare. Berlusconi è il più grande errore della destra italiana moderata e la più grande opportunità per quella estrema, antisociale ed eversiva. Ha corrotto persino i missini e i centristi conservatori anche se non completamente; certo ha inferto un duro colpo alla attendibilità di tali formazioni politiche.
Il consiglio spassionato e prezioso che posso io uomo di sinistra dare è quello di disfarsi di questo ingombrante fardello. L'esperimento cesarista è fallito. Casini si persuada che i partiti costituenti la Cdl non possono essere ricondotti nè alla logica delle correnti interne della balena bianca nè alle tattiche ricattatorie e condominiali praticate negl'anni del pentapartito o del centrosinistra del boom. Va aperto poi un serio e impegnativo dibattito sul riformismo della destra, argomento che non travaglia mica la sola sinistra, dilaniata e dissociata tra i nostalgici di Fidel e gli avanguardisti del partito democratico.
Se da questa ipotetica discussione intestina uscirà in maggioranza la voce riformismo e modernità, allora sarà conveniente tagliare i ponti una volta per tutte con la Lega e con quanti non possono fare a meno della collaborazione (che a quel punto muterebbe in coabitazione forzata, sempre se gia non lo è) con l'asse del nord. Un bel congresso plenario, che scuota fin dalle fondamenta il moderatismo conservatore dello stivale, traghettandolo verso una spiaggia che gli permetta di condurre una serena opposizione. Ora come ora, nelle condizioni d'oggigiorno, ribaltone o meno, non andreste da nessuna parte.

Filippo Barbera

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