lunedì 6 agosto 2007

Travaglio: la notizia è un'opinione

A Marco Travaglio viene rimproverata la presunzione di ritenersi il portatore di una verità rivelata e perciò assoluta, oltre che di purezza e onestà declamate e conclamate.
Il rimbrotto, chiaramente relativista, porta in buona parte la firma di gente quotidianamente impegnata a sconfessare il relativismo di ogni sorta. Ma lasciamo perdere evitando di perderci.
Pu anche darsi che il suddetto giornalista risulti alla lunga noioso e ripetitivo; che logori i nervi e la pazienza dei suoi lettori; che soffochi con la sequela di libri pubblicati; che preoccupi per lo stile incendiario dei suoi articoli (uno dei presupposti dell'ottimo lavoratore dell'informazione) e che nausei con quell'umorismo a tratti stucchevole e a tratti macabro.
Premesso tutto questo, Marco Travaglio non si è mai illuso di essere un unto dal signore; ha semplicemente richiesto una sola cosa, anzi delle cose andate perdute nella nostra informazione: i fatti. Non a caso La scomparsa dei fatti è il titolo del suo ultimo lavoro.
Lamenta la carenza, per non dire l'assenza totale, di fatti, precisamente nelle notizie più scomode: qui i fatti vengono occultati o fatti sparire del tutto preventivamente, come auspica la legge sulle intercettazioni telefoniche approntata dal guardasigilli Mastella. Ad esempio, il contenuto di un intercettazione tra Luciano Moggi e il fù ministro degli interni Beppe Pisanu, è un dato di fatto, mica un'opinione. Il problema è che il nostro disastroso sistema massmediatico anziché i fatti mette in circolazione opinioni preconfezionate dai politici, dalle loro mogli, dai loro portaborse e portavoci vari, dai loro cuochi e sarti ecc. ecc. E chiaro che i pareri di questa gente siano viziati, tendenziosi e impuri, benchè legittimi. Proprio così, è il proverbiale vino sempre buono secondo l'oste, il proverbiale scarafone sempre bello agli occhi della mamma.
Ora l'informato, per potersi definire tale, ha bisogno essenzialmente di fatti provenienti da fonti disparate: dalle aule giudiziarie così come dalle sedi di partito. L'importante è dispensarli
riportandoli integralmente senza mai censurarli. In questo modo, partendo dalla notizia sotto specie di fatto (o fattaccio), lo spettatore acquisisce gli strumenti per elaborare opinioni proprie senza l'appiccicoso ausilio del politicante di turno. Come abbiamo visto è una palmare questione di deontologia giornalistica. Certo, a voler essere maliziosi, bisogna pur ammettere l'esistenza di una gerarchia delle notizie mai rispettata da noi in Italia, dove si concede immancabilmente la priorità alla notizia più futile e digeribile. Che Kate Moss assuma sostanze stupefacenti è una notizia, un dato di fatto; che Silvio Berlusconi abbia corrotto via Previti il magistrato incaricato di redigere la sentenza SME (e conseguentemente messo le mani sulla Mondadori) è un altrettanto dato di fatto, enormemente più grave e interessante del primo caso. Dunque, degno di precedenza nella scaletta delle notizie di un tg o di un quotidiano.
A sorpresa, però, la seconda è stata praticamente ignorata, esclusi ovviamente i soliti quattro faziosi che poi realmente sono anche meno di quattro. Alla prima, invece, si è dato un ingiustificato grande risalto; va bene, era una stuzzicante perla di natura rosa-scandalistico ma dopotutto non si vive di solo gossip.
O no?



Filippo Barbera