sabato 29 dicembre 2007

Chi si ferma è perduto!

Ospitata da Pippo Baudo per Luca Cordero. Se il cavaliere aveva scelto con circospezione volpina i luoghi deputati alla discesa e ridiscesa in campo, rispettivamente gli schermi della sua Tv privata e il predellino di un'auto, al nostro secondo tragico uomo forte è spettato uno spazio risibile in termini di autorevolezza pubblica. Decisamente meglio i palcoscenici confindustriali. L'occasione però fa l'uomo ricco e fortunato. Adesso vi spiego il perchè. La maratona Telethon per la ricerca sul cancro si avviava verso la conclusione quando è apparso il Cordero, in abiti casual e sciarpa verde Telethon, che da più giorni è il distintivo del buonismo catodico a cui non ha saputo sottrarsi neanche un cattivone come Marco Travaglio, giornalista dalla penna avvelenata ma troppo propenso a svendersi ai Talk show più abbietti. Dicevamo, la comparsata del numero uno di Confindustria a Domenica in, programma di punta della rete ammiraglia di viale Mazzini, non prometteva niente di positivo e di buono. Il Pippo nazionalpopolare addirittura si è esibito in un improvvisato panegirico in gloria dell'ospite: "Veramente, non riesco a trovare errori nella tua sfolgorante carriera". Peana fuori luoghi impregnato di untuosa ipocrisia, visto che di note stonate la carriera di questo boiardo è stracolma (e poco dopo lo ha riconosciuto lo stesso interessato), come di fallimenti clamorosi e di piccinerie segrete da teatro checoviano. Val la pena rammentarle? Ma si, ricordiamole tutte di un fiato: mazzette in cambio di promesse di raccomandazioni presso l'Avvocato (con la A maiuscola); Mondiali di calcio 1990 o come li definisce la vulgata "Italia 90", sfigatissimi per i colori azzurri e costellati da scandali piccoli e grandi; Juventus stagione 1990/1991 ecc. Voi direte ma non sta bene ricordare solo i tracolli nella carriera di un manager a torto o a ragione vincente. Pienamente d'accordo, ma non è neppure onesto soffermarsi esclusivamente sulle pagine belle e gloriose del tuo curriculum vitae, senza un minimo di modestia e di decoro. A parte la piaggeria che sembra ormai entrata a far parte dell'abc di questa nuova specie di intrattenitore-giornalista, sulla cui deontologia faccio le mie riserve, il signor Cordero raccontava storielle palesemente risapute, suonava uno spartito orecchiato con il malgarbo nervoso del principiante. Ricordava l'ottimismo berlusconiano rivisto e corretto dal veltronismo, una mistura imbevibile e repellente, da cui è cosa buona e giusta tenersi a distanza di sicurezza. Il nostro imprenditore fattosi grande e magnifico coi soldi statali, partecipazioni e sgravi e prebende varie, incitava gli italiani a sfoderare il loro gran cuore e la loro proverbiale generosità perchè - sostiene il brav'uomo - la maggioranaza se la passa bene, per questo deve farsi carico di raddrizzare le storture e di aiutare gli indigenti e gli infelici. Gaffe clamorosa, acuita e resa impopolare dal risentito e altezzoso commento - an passant - alla recente analisi del New York Times che vede un'Italia melanconica e alla canna del gas, dove la vita non è più dolce. Aiutato da Baudo, Luca smonta la tesi del fogliaccio antiitaliano salvo poi asserire che l'America è il grande paese da cui l'Italia dovrebbe andare a scuola imparando, nella prima lezione magari, come si fa a impedire che fior di milioni di euro vadano a impinguare le tasche del capitalismo straccione trainato dal nostro esimio Cordero di. Il tempo restante Luca lo impiega profondendosi in un confuso e banale amarcord dei bei tempi andati, il paese povero ma bello degli anni 50, delle mille lire al mese e delle scampagnate in vespa, senza tuttavia mai arrivare a dire che si stava meglio quando si stava peggio, anzi escludendolo proprio; a farci sapere che lui ha incorniciata nel suo ufficio una laurea con lode e relativo master negli States; a informarci che detesta i giovani perbene nemici dell'alta velocità (lui per le quattro ruote ha una passione quasi futurista) e infine che al pari del suo predecessore sa cantare, visto il modo con cui si è lanciato nella loffia e stonatissima cover di Sapore di sale. Tradizionalista e ardito futurista, cabarettista e ottimista, ecco l'uomo che insieme a Veltroni mira a defenestrare Berlusconi. C'è la farà? Comunque vada, sarà un successo.

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