sabato 3 maggio 2008

Fiamma (tricolore) Nirenstein

Piegate la cervice, please, signori intellettuali progressisti che andate a braccetto coi rivoluzionari antidemocratici e terroristi. Sul Giornale Fiamma Nirenstein adopra i ferri vecchi del mestiere di far l'ebreo offeso, un mestiere che desta in me un'assoluta ripugnanza. E sia detto con il massimo rispetto verso il popolo ebraico e verso quelle rispettabile persone di religione o di discendenza ebraica che come me malsopportano la retorica nazionalista del sionismo gabellata come essenza dell'ebraismo. Veniamo ai fatti. La rossa Fiamma risponde a una pesante ingiuria ("fascista, più che fascista ...") lanciatagli da Gianni Vattimo durante la trasmissione L'Infedele. Il conduttore della detta trasmissione televisiva, Gad Lerner, complice, non ha redarguito il maleducato filosofo che insultava una persona assente dallo studio. La signora Nirenstein inoltre faceva sapere a Lerner la decisione di non prendere parte alla Festa del libro di Torino. Fatti loro. Allo scopo di irrobustire l'articolo, altrimenti ridotto all'esile costituzione di un telegramma, la Fiamma tricolore usava il riempitivo arcinoto familiare all'ebreo offeso: la storia al latte e miele dello stato di Israele. Unica democrazia in medioriente e perciò legittimata a compiere indiscriminate rappresaglie contro le genti palestinesi; nazione a cui spetta di diritto un posto al sole in quel teatro esotico culla del cristianesimo e perciò della cultura europea; nazione che ama la pace e la concordia continumante conculcata dai professionisti del terrore accecati dell'ideologia e coccolati dai professorini occidentali. Per finire, non manca il classico colpo di grazia inferto precisamente alla nuca dei refrattari (dove il manganello verbale di Mussolini precedeva quello turgido e materiale della feccia squadrista): " ... chi dopo tutto questo è fermo ancora al mito di Israele imperialista e forse anche, come dicono ormai in pochi pazzi, nazista, dimostra solo che la sua cervice è dura e ancorata alla nostalgia di schemi decrepiti". Struttura logica identica a molte altre sparate berlusconiane: chi professa opinioni diverse dall'ebreo offeso è una testa di rapa, un dinosauro novecentesco, uno che poteva avere ragione quarant'anni fà ma che oggigiorno risulta di un grottesco fuori tempo massimo. Perchè? Perchè hanno ragione e basta, devono avere ragione loro, gli ebrei offesi dal revisionismo solo quando versa soda caustica nelle di loro ferite mentre per tutto il resto, dal 25 Aprile al 1 Maggio, si limitano a dormire i sonni beati degli irresponsabili, votano Pdl e sgignazzano sbarazzini quando vedono Alemanno (che non sarà antropologicamente fascista come ha scritto Valentino Parlato, ma ha la faccia sbilenca e pallida di una maschera carnevalesca) sfoggiare orgoglioso la croce celtica. Macchè fascista, sbotta Riccardo Pacifici, ennesimo ebreo offeso e manesco portavoce della comunità romana, Alemanno e Rutelli si equivalgono. La croce celtica, i saluti romani ... macchè fascismo, io lo chiamo folklore ... sò ragazzi! Camerati che sbagliano.
Ma chi è l'ebreo offeso? L'ebreo offeso confonde la critica col pregiudizio, anzi non confonde proprio niente, considera delibratamente la critica un pregiudizio razziale e un pericoloso principio di persecuzione. L'ebreo offeso non ha mai subito vere persecuzioni, vere violenze, vere cendure e discriminazioni. Non voglio riesumare l'odiosa concezione della piovra sionista, ma il nostro ebreo offeso è firma dei più importanti quotidiani italiani, opinion leader popolare, conduce trasmissioni e dirige - male a dire il vero - tiggì. Se ricorre all'olocausto lo fa semplicemente per scrollarsi di dosso un accusa, perchè non sopporta di essere contraddetto, non concepisce che nel vasto mondo alberghino opinioni e idee diametralmente opposte alle sue. Perpetuamente accigliato, risentito, col ciglio bagnato perchè qualcuno, i rossi specialmente, vuole tornare a Wansee e risterminarne sei milioni, forse di più, tutti. Quindi si chiede asilo a Berlusconi che sostiene che Mussolini non ammazzava nessuno e, più in generale, alla destra berlusconiana, a Vittorio Emanuele che ritiene di non doversi pentire nè vergognare del nonno sciaboletta firmatario delle Leggi razziali del 38; a Gianfranco Fini, ritenuto comicamente persona dabbene per il solo fatto di aver reso omaggio allo Yad Vashem con in testa il kippah. Anche io ho visitato il cimitero ebraico di Praga col capo cinto dal cappellino di carta biacoceleste, come milioni di altre persone, ma nessuno ci ha mai pubblicamente elogiati e dato patenti democratiche o lasciapassare che ci attestano quali amici spaciali di Israele.

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